Paradosso Facebook, denuncia la UE per violazione della privacy

L’azienda di Menlo Park ha citato in giudizio Bruxelles accusandola di aver chiesto troppe informazioni sensibili negli ultimi anni e di aver invaso la privacy dei suoi dipendenti.

Paradosso Facebook. La multinazionale, multata per 5 miliardi di dollari per aver violato la privacy degli utenti, fa causa all’Unione europea. L’azienda di Mark Zuckerberg ha presentato il ricorso contro la Commissione europea ai giudici di Lussemburgo lo scorso 15 luglio. Il social ha messo in discussione la richiesta Ue di avere accesso a migliaia di documenti giudicati irrilevanti dall’azienda, e che oltretutto contengono informazioni altamente personali dei propri dipendenti.

L’Unione europea sta esaminando il modo in cui l’azienda di Menlo Park raccoglie i suoi dati e ne trae guadagno, cercando di stabilire se la funzione Marketplace della società gode di un vantaggio sleale rispetto ai concorrenti nel settore degli annunci.

Dal marzo scorso Facebook ha fornito alla Commissione 1,7 milioni di pagine di documenti, inclusi messaggi di posta elettronica interni, ma Bruxelles – secondo fonti anonime bene informate citate dai media britannici – ha chiesto ulteriori informazioni, esigendo tutti i documenti contenenti parole chiave e frasi come “grande domanda”, “gratis”, “non va bene per noi” e “shutdown”.

Nel suo ricorso la società sostiene che questa richiesta sia troppo ampia e includerebbe anche informazioni private sui propri dipendenti.

La natura eccezionalmente ampia delle richieste della Commissione significa che saremmo tenuti a consegnare documenti in prevalenza irrilevanti, che non hanno nulla a che fare con le indagini della Commissione, tra cui informazioni personali altamente sensibili come informazioni mediche dei dipendenti, documenti finanziari personali e informazioni private sui familiari dei dipendenti – ha spiegato Tim Lamb, un avvocato di Facebook che si occupa di concorrenza -. Riteniamo che tali richieste debbano essere esaminate dai tribunali dell’Ue“.

La reazione della Commissione europea non è tardata ad arrivare: “La Commissione difenderà il suo caso davanti alla Corte di Giustizia della Ue, e “l’indagine Ue sul potenziale comportamento anticoncorrenziale di Facebook è in corso“: ha commentato un portavoce della Commissione.

Secondo quanto riferisce Bloomberg, Facebook, con il ricorso presso il Tribunale dell’Ue, ha ottenuto uno stop provvisorio alla richiesta degli investigatori Ue. E’ difficile credere che il social network, violatore seriale di regole, avrà una probabilità di vittoria.

Oggi i quattro principali CEO delle più grandi aziende tecnologiche americane verranno auditi al Congresso americano per fornire chiarimenti sull’influenza delle rispettive società in settori come quelli mobile e software, social network ed eCommerce.

Secondo le indiscrezioni fornite dal Politico.com, Zuckerberg spiegherà che Facebook ha ancora del lavoro da fare per combattere la disinformazione e le interferenze sul voto: “Riconosciamo di aver la responsabilità di fermare chi cerca di interferire o mettere in pericolo” il confronto negli Usa “tramite la disinformazione o i discorsi che incitano a all’odio e alla violenza“, dice Zuckerberg. “Capisco i timori che ci sono e stiamo lavorando per affrontarli anche se abbiamo ancora molto lavoro da fare“.